Federazione dei Comuni del Camposampierese

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La Federazione esempio di "best practice" del Centro-Nord, dalla pagina 5 de "Il Corriere della Sera" di domenica 23 novembre

Pubblicata il 26/11/2014

Super-Comuni, una chance per i distretti industriali

I distretti industriali hanno davanti a sé un’occasione d’oro. Grazie alla norma che il governo ha annunciato di voler introdurre venerdì scorso i Comuni che si accorpano potranno derogare per cinque anni al patto di Stabilità. E chi più dei municipi delle aree a industrializzazione diffusa ha già le carte in tavola per cogliere quest’obiettivo? I distretti censiti in Italia sono attorno ai 130, sono presenti prevalentemente nel Centro-Nord e ciascuno si avvale di stabilimenti e capannoni “residenti” in Comuni diversi, che in più di qualche caso arrivano anche a una dozzina. L’integrazione economica è già una realtà, si tratta solo di proseguire e farla diventare anche integrazione politico-amministrativa in maniera da tagliare i costi, ridurre al minimo l’impatto della burocrazia e migliorare la qualità dei servizi. Dalla polizia alla protezione civile e all’anagrafe. Le unioni dei Comuni che esistono in Italia rappresentano già delle buone pratiche in questa direzione e forse l’esempio più interessante lo si può rintracciare in provincia di Padova. Racconta Luciano Gallo direttore della federazione di undici Comuni del Camposampierese: «Facciamo economie per 700 mila euro l’anno e in sette anni abbiamo ridotto la spesa corrente del 12%, così siamo riusciti a tener basse le tasse, ben il 40% sotto la media nazionale. Grazie all’unificazione degli sportelli per le imprese un’autorizzazione complessa richiedeva 300 giorni di attesa, oggi ce ne vogliono 89 e contiamo di poterli dimezzare. Ma la nuova sfida passa per gli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali». Se le cose stanno così nei distretti la creazione di un unico soggetto amministrativo potrebbe servire anche a fare politica industriale dal basso. A supportare l’evoluzione del modello produttivo che oggi per reagire alla sfida dei nuovi Paesi produttori è chiamato a ri-specializzarsi, a rendere più sofisticato e “ricco” il prodotto finale che si immette sul mercato con l’obiettivo di avvantaggiarsi di nuovo sui concorrenti. Ciò vuol dire investire in formazione e innovazione, ottimizzare la logistica delle merci, costruire un racconto moderno dell’esperienza distrettuale, promuovere l’export. Tutte azioni che richiedono risorse non solo da parte delle imprese ma anche delle amministrazioni locali.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Di Vico Dario
Pagina 05
(23 novembre 2014) - Corriere della Sera
 

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Categorie Comunicazione

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